FIESOLE (FI). Quando si riempie un Teatro (di Fiesole, bellissimo), seppur di modeste capacità di numerica accoglienza, in un’ennesima replica e in vista di altrettante che ne verranno in una sera letteralmente siberiana che trasforma Fiesole in una tundra desolata, beh, un motivo, come minimo (ma ce ne sono diversi, probabilmente), ci deve pur essere.

È vero, sul palcoscenico, che riproduce in miniatura il set cinematografico dove convissero, tra gli altri. Michael Caine Christopher Reeve, escono ed entrano, a ritmo forsennato, un sacco di attori, ma i loro amici, se questi fossero gli spettatori che puntualmente fanno registrare il tutto esaurito, sarebbero finiti da tempo. Dipenderà dal fascino di Massimo Chiesa, forse, il regista, che altro non è che il Santiago de Il vecchio e il mare e che ha fatto all in su The Kitchen Companyquesta compagnia di professionisti che si è letteralmente lasciata trasportare dalle lusinghe del marinaio genovese e che si ritrova a Fiesole, dopo duecento repliche in quel di Genova, a riproporre, tutte le sere, Rumori fuori scena, commedia spudoratamente inglese del commediografo, terribilmente britannico, Michael Frayn e che ha già compiuto, portandoli con estrema freschezza, quarant’anni. Anche l’altra sera, il portuale del teatro figlio d’arte, accompagnato dal suo fido gorilla a quattro zampe, ci ha tenuto a spiegare un po’ la storia di quella compagnia e di quello spettacolo, terminando la gradevolissima chiacchierata con la preghiera di parlarne, anche agli sconosciuti, qualora lo spettacolo piacesse, o tacerne, ora e per sempre, se invece non sortisse i dovuti ironici effetti. Se siamo qui a scriverne, non possiamo che appartenere alla prima schiera dei visitatori, perché anche noi, come la stragrande maggioranza degli spettatori, non ha potuto fare altro che ridere, di gran gusto, in più di una circostanza. E dire che dopo così tante repliche si corre, quasi inesorabilmente, il rischio (parlo degli attori) di addomesticarsi alle proprie battute e dimenticare, ma non succede, che a guardarli, la maggiorparte delle persone, sono lì per la prima volta e che il passaparola che li ha spinti ad acquistare il biglietto non può bastare per assicurare il divertimento. Ma Fabrizio Careddu, che funge da regista, continua a imbelvirsi con la dabbenaggine del suo cast, mantenendo a stento la calma al cospetto delle loro dimenticanze o sbadataggini che alla vigilia della prima – questa la trama della rappresentazione – può creare parecchio scompiglio, che si trasforma in ansia attoriale. Gli ingredienti per una serata in allegria, comunque, ci sono tutti: la poliedricità fisica e umorale degli attori e la loro rodata (dopo tante repliche si potrebbe parlare di minimo sindacale) sincronia, che li fa letteralmente volteggiare tra il piano terra e il primo piano di questa villa occupata, dovrebbe, solo dalla governante, in attesa che altri ospiti di questo B&B decidano di affittarla. Ma quando si tracimano le due ore di spettacolo, bisogna davvero essere bravi per non indurre lo spettatore a iniziare a spazientirsi. Ci pensa Mauro D’Amico, il dudù gagà della compagnia, che ricorda, coscientemente, il personaggio, semplicemente straordinario, creato da Enrico Montesano nei primi anni ’70, quando far ridere era una professione difficilissima, a creare le condizioni perché le coppie che si presentano nella villa possano avere a che fare, sistematicamente, l’una con l’altra; non manca la percentuale di successo garantita dal furfante imbranato, fino ad arrivare all’evasore fiscale ossessionato dall’agguato, improvviso, che la Guardia di Finanza crede sia sul punto di assestargli. E non poteva certo mancare, con Massimo Chiesa al timone, una che sortisse il rumore, piacevolissimo, dei tacchi in deambulazione, Susanna Valtucci, la Marylin Monroe de no’ antri, che promette benissimo quando si presenta sul palcoscenico con l’abitino America anni ’20 e che oltrepassa le migliori attese quando se lo toglie. Lidia CastellaCaterina CottafaviDaria D’AloiaFabio FacchinLorenzo Tolusso e Marco Zanutto sono il resto di questa simpaticissima ciurma, che vi invitiamo ad andare a vedere, perché bisogna essere parecchio serie e professionali per riuscire a far ridere, dicendo sempre le stesse battute, per così tanto tempo.

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