di Marta De Sandre

Un uomo desiste dall'idea del suicidio per rendersi conto che, mentre lui meditava di lasciare il genere umano, in realtà tutto il genere umano stava lasciando lui.

 

Dissolto, svanito, evaporato, senza una spiegazione che, del resto, lui non cercherà mai. Prende semplicemente atto di essere rimasto l'unico essere umano al mondo, nessun problema pratico da affrontare e tanto, troppo, tempo per pensare. Brani di pensiero altrui (che spaziano dalla filosofia alla psicologia e oltre) sembrano, a volte, l'unico aggancio che mantiene con la sua vecchia realtà, ma restano comunque di scarsissima utilità. E' rimasto solo perché un eletto o un condannato? Questa è la domanda delle domande che non avrà risposta.

E mentre si susseguono domande, risposte e pensieri, attorno a lui qualcosa sta cambiando: la natura si riprende i suoi spazi. Seduto su una panchina aspettando un amico morto prima ancora dell'evaporazione dell'intera razza umana, vede dell'erba crescere sull'asfalto. Un misero uomo che attende chi non arriverà mai si contrappone alla maestosità del resto del creato che, senza tanta filosofia e tante domande, sembra sbeffeggiare la razza umana, del tutto sopravvalutata e alla fine superflua.

Ultimo romanzo scritto da Morselli prima del suicidio, fu rifiutato dagli editori e pubblicato postumo come la maggior parte delle sue opere.

Estremamente attuale sia per le tematiche che per lo stile asciutto e tagliente non privo di sottile ironia, se non fosse perché sappiamo come è andata, non sembrerebbe affatto il “testamento” di un suicida.

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