di Marta De Sandre

Due piccoli libri, di Erri De Luca, come raccolta di piccoli racconti ai quali sono molto legata per cui so di non poterne scrivere se non da un punto di vista estremamente personale.

 

Sono donna di montagna: ghiaccio, neve e rocce taglienti... si finisce con assomigliare a quello che si ha attorno. Con “Napolide” ho fatto un viaggio virtuale a Napoli in 20 piccole tappe e piano piano il ghiaccio si è smarrito e le rocce hanno smussato i loro angoli. Colori, sapori, rumori mi hanno avvolta con dolce e struggente malinconia.

L'ultima tappa di questo viaggio ha riappacificato me stessa con la solitudine: fa male ma è un dolore sano e positivo perché "il bicchiere che non si solleverà verso nessuno" può essere anche mezzo pieno.

“Il contrario di uno” contiene piccole storie della vita di Erri: dalle barricate del '68, al lavoro manuale, ai viaggi, alla montagna.

Essere in due senza smarrire mai il valore della solitudine.

Ma è di più di questo, c'è uno sguardo disincantato nei confronti della ribellione: né nostalgia, né scusanti, né apologia, solo la necessità e il valore della protesta perché "la rivoluzione viene, se viene, in fondo a molte giornate di democrazia rubate".

Uno dei racconti è ambientato sulle mie montagne e in questo ho visto esattamente l'intreccio tra solitudine e compagnia come forse lui l'ha inteso: l'esser uniti da una corda, il mettere la propria vita nella mani del compagno ma, nello stesso tempo, essere soli nella fatica, un passo dopo l'altro e la conquista della vetta che è un traguardo intimo e solitario. Anche se si arriva in due.

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