di Marcello Bugiani

Hitler ebbe a disposizione un match point contro gli Alleati nel giugno del '40, ma non lo sfruttò. Così, oltre 300mila soldati inglesi ormai spacciati sulla spiaggia di Dunkerque, assediati via terra, cielo e mare dai Tedeschi, rientrarono in patria, grazie in particolare all'intervento eroico, folle e disperato di centinaia di imbarcazioni civili di ogni genere che attraversarono la Manica e riportarono a casa i sopravvissuti. Lasciamo agli storici spiegare come mai Hitler, all'apice della potenza distruttiva del suo esercito, consentì agli Inglesi di mettersi in salvo (tra loro anche decine di migliaia di Francesi); forse pensava a un futuro accordo con la Perfida Albione, chissà. Ma fu un errore: Churchill riorganizzò le truppe e, soprattutto, restituì dignità e fiducia a un popolo intero. Sappiamo poi come è andata a finire.

Girato con cineprese Imax e pellicola 65mm, con effetti speciali non costruiti al computer, ma realizzati come una volta, utilizzando più di mille comparse e sagome di cartone, strutturato su tre differenti livelli temporali che mirabilmente si intrecciano e costruiscono un unicum mozzafiato (il molo, una settimana - la barca, un giorno - l'aereo, un'ora), supportato da una colonna sonora incalzante, mix perfetto di musica e rumori cadenzati, Nolan ha realizzato un vero e proprio capolavoro, probabilmente il miglior cinema degli ultimi dieci anni. Dunkirk non è un film che si vede; è un film che si vive, è un'esperienza. Bastano alcune sequenze iniziali e ci ritroviamo come topi in trappola sulla spiaggia; un caccia tedesco scende in picchiata seminando morte: siamo uno dei soldati in passiva attesa sul molo, resta solo da pregare che l'aereo sganci le bombe un po' più in là. Così iniziano quasi due ore di angoscia. Per dare un'idea, come dilatare per l'intera durata di un film la terrificante scena iniziale dello sbarco americano in Normandia di Salvate il soldato Ryan. Solo un genio del Cinema poteva costruire un film che va oltre i limiti fisici dello schermo. Nolan ridicolizza di fatto il tridimensionale, il digitale e tutto quanto, dimostrando che in fondo, da Méliès in poi, la Settima Arte ha un valore aggiunto se oltre alle immagini sa trasmettere emozioni, altrimenti resta un puro esercizio accademico, più o meno riuscito. Dialoghi ridotti al minimo, tutto sovrastato da musica ed esplosioni; memorabili scene di inseguimento tra Spitfire inglesi e caccia della Luftwaffe. Talvolta gli aerei sembrano danzare nel cielo, con un vago richiamo alle navicelle di 2001 Odissea nello spazio, ma non si odono le note di Strauss, fischiano i proiettili delle mitragliatrici, le ali si spezzano, si precipita in mare. Il film celebra naturalmente l'Orgoglio di una Nazione intera, ma non ci sono solo eroi in questa storia; la guerra, si sa, riesce a tirar fuori il peggio e il meglio dell'Uomo, e Nolan non si sottrae al compito di ricordarci che siamo piccoli e fatti di polvere, temperando l'enfasi patriottica con le inevitabili miserie umane. Resta solo il rammarico di non poter vedere Dunkirk in cinema Imax (gli unici esistenti in Italia sono in zona Milano), ma una raccomandazione: non aspettate di vederlo in TV, andate a vederlo al Cinema, scegliendo la sala con lo schermo più grande possibile e il miglior impianto sonoro. Solo così si rispetta un'opera d'arte.

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