di Caterina Fochi

C’è un film prima e c’è un film dopo; c’è il dramma prima e c’è il trauma dopo; c’è l’immaginazione prima e c’è la realtà dopo; c’è un dentro e c’è un fuori; c’è Stanza e c’è il Mondo. C’è il piccolo Jack e c’è sempre e soprattutto prima e dopo l’amore di . E questa è l’unica cosa che conta! Tratto dall’omonimo best seller di Emma Donoghue, Room, il nuovo film di Lenny Abrahamson, che è valso anche il premio Oscar 2016 come migliore attrice alla protagonista Brie Larson, racconta la storia di e Jack prigionieri in una stanza, lei da sette anni, ovvero da quando Old Nick la rapì diciassettenne e il piccolo dalla nascita, essendo il frutto della violenza di quel criminale paranoico che li tiene segregati.

 

Quell’angusta prigione, vista attraverso gli occhi di un bambino di 5 anni, diventa un luogo magico: c’è letto, c’è sedia 1 e sedia 2, c’è lavandino, c’è armadio, c’è topo, ma soprattutto c’è lucernario che illumina il mondo fantastico che ha costruito per proteggere il suo cucciolo dal male e dal dolore. Jack legge Alice nel paese delle meraviglie, Mà gli racconta la storia del Conte di Montecristo. Jack ascolta, impara e alla fine capisce. Come Edmond Dantes si finge morto e fugge avvolto in un tappeto sul furgone rosso e quel viaggio è il parto che lo mette al mondo all’età 5 anni. Da qui in poi Stanza non è più un luogo fisico, ma diventa un luogo mentale da cui, seguendo la scia del mito della caverna di Platone, madre e figlio devono prendere le distanze per recuperare ciò che si era interrotto sette anni prima. Il thriller emotivo scivola quindi con sapiente continuità in un dramma psicologico potente, struggente e disorientante, che segue con tatto e intelligenza il ritorno alla vita dei protagonisti. Un percorso mai scontato, lento e lacerante, le cui complesse implicazioni psicologiche, i risvolti sociali, l’invadenza dei media a caccia dello scoop e la curiosità della gente sono i passaggi necessari per mostrarci ciò che accade nel piccolo cuore vergine di Jack. Così, con un riuscito gioco speculare, l’amore di Mà salva Jack prima e l’amore di Jack salva Mà dopo, dividendo il film in due parti che pur essendo lontane e diverse sono reversibilmente legate da un unico filo conduttore che è l’imprescindibile legame d’amore tra madre e figlio, che in qualunque circostanza, anche la più estrema, resta la più potente delle armi di difesa non solo per il nostro piccolo eroe, ma anche e soprattutto per tutti noi in ogni momento della nostra vita.

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