di Cinzia Lumetta

Può sembrare il solito film sulla seconda guerra mondiale, è molto di più. Il labirinto del silenzio è la storia di tre uomini: Simon (Johannes Kirsch), un ex prigioniero di Auscwitz che per puro caso riconosce uno dei suoi aguzzini nell'insegnante di una scuola elementare; Thomas Gnielka (Andrè Szymalski), un giornalista deciso a smascherare tutti i colpevoli, ma con un passato oscuro e Johann Radmann (Alexander Fehling), giovane procuratore che fa della ricerca della verità il suo principale scopo nella vita.

 

Venuto a conoscenza della storia di Simon, il procuratore Radmann inizia le sue indagini sui crimini e sui criminali del campo di detenzione preventiva di Auschwitz. Durante le indagini, svolte quasi contro il volere della procura che gli intima il silenzio perché ormai Hitler non c'è più, Radmann viene in possesso di migliaia di fascicoli riguardanti ex militanti del partito che avevano operato all'interno del campo di concentramento. Grazie alle storie dei sopravvissuti, ai riconoscimenti e ai particolari ben impressi nella loro memoria, il procuratore scoprirà che non si trattava solo di semplici militari che eseguivano degli ordini, ma di gente comune, di burocrati, di medici, di sadici che avevano trovato in Auschwitz il loro parco divertimenti del male.

La più grande vergogna nella storia tedesca, caduta nell'oblìo. Proprio per non dimenticare, per combattere il buio del silenzio, per dare un minimo di giustizia, in 20 mesi di processo e con 19 imputati si arriverà ad avere 17 condannati. Film tedesco con un bravo regista italiano, Giulio Ricciarelli, Il labirinto del silenzio è stato selezionato in Germania all'Oscar per il film straniero. Molto belle alcune parti del film, come il sopravvissuto Simon che straziato dal dolore si chiede perché lui è ancora vivo mentre le sue bambine sono state uccise, o il Kaddish recitato davanti al filo spinato del campo di concentramento proprio in ricordo delle due bimbe. Qualcuno ha anche trovato parallelismi con la storia italiana: nella raccolta di prove per il processo, il procuratore Radmann ricorda i giudici Falcone e Borsellino all'epoca del maxi processo contro la mafia.

E' quindi un film che risveglia la coscienza, che spinge a tirar fuori la testa dalla sabbia, a non aver paura di conoscere il passato e a far tutto ciò che è in nostro potere per migliorare, anche se il peccato commesso è probabilmente troppo grande per essere espiato.

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