di Caterina Fochi
“Non avevo considerato l’imprevedibilità della natura umana di fronte alla quale la logica ha fallito”.
E’questo l’ultimo mistero che Mr Holmes, di Bill Condon, ormai arrivato alla fine dei suoi giorni, non potrà più esimersi dall’affrontare per trovare la pace. Quello stesso mistero molti anni prima aveva sconfitto Sherlock Holmes che, dopo l’abbandono di John Watson e della sua innocente umanità, perde definitivamente il legame con il mondo che lo circonda, la cui emotività rappresenta un doloroso enigma che, sopraffatto dalla paura di causare ancora quel dolore che gli aveva tolto per sempre l’unica occasione di amare, non vuole decifrare.
Ma non sarà sufficiente ritirarsi a vita monastica nella campagna del Suxxes dove, anche se piegato dall’inesorabile passare del tempo che non risparmia neanche i miti, Mr Holmes trascinandosi a fatica sulle sue gambe stanche inciamperà continuamente negli acciacchi senili e nei vuoti di memoria e ci restituirà uno Sherlock Holmes senza i filtri creati dalla penna del dott. Watson se non di Conan Doyle in tutta la sua umanità, pronto quindi a chiudere definitivamente il cerchio. La resa dei conti è inevitabile.
Abbandonati quindi la pipa, l’inconfondibile cappellino, la prestanza fisica e l’infallibile intelletto, Mr Holmes mette a nudo la sua umana vulnerabilità e con l’aiuto di un novello dott. Watson troverà, oltre che il calore di una famiglia che non aveva mai contemplato, anche quella pace necessaria per ricongiungersi spiritualmente con gli affetti passati. Mr Holmes riuscirà quindi ad uscire da sè stesso e a liberarsi definitivamente del suo alter ego letterario, Sherlock e abbandonare la vita senza lasciare nulla in sospeso.